Immagine di copertina: Tumisu da Pixabay
Oggi abbiamo intervistato per voi un familiare di un paziente con morbo di Crohn che ci ha raccontato cosa vuol dire sostenere il suo familiare, con tutti i suoi risvolti psicologici, emotivi e relazionali.
Lei era già presente nella vita del suo familiare quando si sono manifestati i primi sintomi della malattia? Se sì come li ha vissuti?
Io non ero presente quando al mio famigliare si sono manifestati i primi sintomi del morbo di Crohn.
Durante la diagnosi era presente? Il medico ha spiegato anche a lei in cosa consisteva la malattia? Se non c’era, come si è sentito quando il suo familiare le ha dato la notizia di avere una malattia cronica?
Non ero presente quando il medico spiegò in cosa consisteva la malattia.
Ha la possibilità di usufruire di un supporto psicologico dell’ospedale?
No, l’ospedale non mi ha mai proposto un supporto psicologico.
Cosa ha comportato la malattia nella vita sua e del suo familiare? È cambiato qualcosa?
Sono cambiate le mie abitudini quotidiane. Per esempio, a tavola faccio alcune rinunce tenendo conto delle esigenze di mia moglie; anche per quanto riguarda il viaggiare seguiamo accorgimenti che non implichino problemi.
Il suo familiare ha mai avuto delle recidive? Che periodo era nella vostra vita? Come avete gestito la ricomparsa dei suoi sintomi?
No, perché la malattia è sempre stata comunque presente con continuità.
Come è riuscito a sostenere emotivamente il suo familiare in quei momenti?
Essendo me stesso senza mai farle pesare ciò che le stava accadendo, e comportandomi esattamente come il primo giorno in cui ci siamo conosciuti.
Com’è cambiata la vostra relazione e il suo modo di relazionarsi al familiare?
La nostra relazione non è cambiata. Abbiamo gli stessi comportamenti e modi di fare della prima volta in cui ci siamo visti.
Ha paura o si sente fiducioso sul futuro della vostra relazione? Come si vede fra 10 anni?
Io mi vedo uguale ad oggi con tante esperienze alle nostre spalle vissute con la normalità di sempre.