Articolo originale di The Mighty “When Your Chronic Illness Affects Your Friendships”, di Emma Franklin, dal sito themighty.com
Traduzione e adattamento della dott.ssa Monica Tratzi
Foto di Annie Spratt da Pixabay

Molte persone sanno come ci si sente a soffrire di una malattia cronica. Non è facile tollerare e accettare le sensazioni negative legate ad una patologia cronica, che entra nella propria vita quasi come un uragano pieno di paura e oscurità. Il malato sperimenta abbastanza presto che tale condizione complicherà vari aspetti della propria vita, tra cui i rapporti di amicizia.

Nei primi tempi della malattia molti amici si stringono attorno al malato cronico al fine di stargli accanto, guidandolo, supportandolo emotivamente e aiutandolo nelle prime fasi del suo viaggio. Spesso diventano fonte d’ispirazione e speranza in questi tempi spesso oscuri e disperati.

Col passare del tempo, tuttavia, molti amici potrebbero iniziare a chiedersi per quanto ancora permarrà questo stato di malattia, quanto ancora occorrerà aspettare per vedere almeno un miglioramento e poter tornare ad avere l’amicizia di una volta.  Spesso “Quando?” diventa la domanda ricorrente.

Solo allora inizieranno a comprendere il termine “cronico”: gli amici veri imparano che questo non è un periodo momentaneo. È cronico, è a lungo termine e potrebbe essere una condizione permanente perché la prognosi della malattia cronica è spesso sconosciuta. Essere amico di una persona malata a volte è difficile, o per lo meno non è sempre facile. L’amico incomincia a sperimentare frustrazione per gli appuntamenti cancellati, le telefonate senza risposta, l’assenza dell’altro in occasioni speciali (perché sta troppo male per uscire, troppo male per parlare).

Ed è a questo punto che l’amico arriva a dover decidere se rimanere in questa relazione o no. Più o meno inconsciamente, alcuni amici scelgono di non continuare il rapporto e scompaiono. In queste occasioni il malato può pensare che sarebbe meglio non fare nuove amicizie, oppure non rivelare la propria condizione di malattia ai nuovi amici. Tuttavia, questa reazione a lungo andare può non rivelarsi adattiva poiché rischia di condurre all’isolamento sociale, con conseguenze emotive negative per il malato.

Come trovare un giusto equilibrio tra la gestione della malattia cronica e delle proprie amicizie?

Non esiste un’unica risposta, poiché non vi è un unico modo di convivere con una malattia cronica. Ognuno deve sperimentare il modo che meglio si adatti alle sue caratteristiche psicofisiche. Il colloquio terapeutico, con uno psicoterapeuta, può aiutare a capire quali siano i ritmi e gli stili di vita più adeguati a sé e può insegnare ad ascoltare le emozioni legate alla malattia, per essere poi in grado di comunicare efficacemente con gli altri e instaurare rapporti stabili e duraturi.

Dott.ssa Monica Tratzi, psicologa psicoterapeuta